«Di ME sarete testimoni» (At 1,8)
Una piccola riflessione in occasione della Giornata Missionaria Mondiale.
Questo è il titolo della giornata
missionaria mondiale di quest’anno, questo è il modo per vivere ogni giornata
dell’anno. Essere testimoni non di un’idea, una dottrina, un modo di vivere, ma
di una Persona, che ci ama più di qualsiasi amore che abbiamo sperimentato, che
ci dà una gioia più profonda di qualsiasi momento di felicità che abbiamo
sperimentato, che ci dà un orizzonte infinito nel tran tran quotidiano, una
speranza che neanche le bufere più oscure riescono a soffocare.
Non si tratta di avere la stoffa del
santo, un carattere più o meno aperto agli altri, ... ma di ravvivare
l’incontro con Chi la nostra vita l’ha sognata, desiderata, accompagnata,
sostenuta, amata. Sì, si tratta di lasciarci trovare dal Dio che sempre viene
al nostro incontro, desideroso solamente che ci accorgiamo di Lui, che è
presente, contemplandoci con tenerezza, ascoltando anche ciò che non sappiamo
dire...
Quante volte, anche se sappiamo che Dio ci ama, poi, da soli, davanti a Lui ci sentiamo a disagio, inadeguati, mai abbastanza buoni... E se invece di chiederci “quanto è importante Dio per me?” non iniziassimo da: Quanto sei importante tu per Dio? E se ci rendessimo conto che molto prima di cercare noi Dio è Lui a cercare noi?
La Scrittura
ci mostra un Dio che non aspetta che sia l'uomo a scegliere di
avvicinarsi a Lui, ma sceglie per primo di voler stare con l'uomo,
dichiarandogli apertamente il proprio amore, un amore appassionato, caldo,
coinvolgente, da vero innamorato. L'uomo può fare a meno di Dio, o almeno può
volerne fare a meno; Dio, al contrario, non può fare a meno dell'uomo, e non
cerca neanche di dimostrare il contrario.
«Possibile
che Dio sia davvero così?» - Purtroppo un modo moralistico e parziale di
leggere e interpretare la Scrittura ha contribuito a deformare anche agli occhi
dei credenti il volto del Padre, facendogli assumere i tratti di un Dio-Giudice
vendicatore, più bramoso di punire che di amare ed abbracciare. Dobbiamo
evitare di ribaltare su di Lui i nostri sentimenti e le nostre reazioni. Dio ha
un cuore infinitamente più grande.
Io,
personalmente, mi scopro a dover continuamente riciclare l'immagine che ho di Dio, cappa dopo cappa…
Seguire Gesù è motivo di gioia. Tutti sono in cerca della gioia, quella vera. Nessuno si accosterà mai a una fede che non verrà percepita come gioiosa. Ma la gioia non può essere simulata, non vi è possibilità di contraffazione. Chi è gioioso attira, chi non lo è respinge.
In molti momenti, davanti alla
croce, invece di provocare stupore, si è provocato sensi di colpa e di rimorso.
È importante aiutare a capire, e per farlo dobbiamo lasciarci convertire, che
la croce è innanzitutto la misura dell'amore di Dio per noi: un amore senza
misure; è il valore che dà alla mia vita, per cui gli vale la pena di dare la
sua; è il contenuto della sua stima per me. È un amore che non si tira
indietro, che si spinge fino all'estremo.
Di ME sarete
testimoni, di QUESTO amore.
"La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’amore. Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciò che succede è che, in definitiva, «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo» (1 Gv 1,3). La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri." (EG 264)
Allora sì saremo testimoni DI LUI.
(Chantal)
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