Assisi 2020… Wake up, it’s y(our) time to bring hope!
Sei mai stato ad Assisi?
Tante
persone ci vanno senza un motivo ben preciso. Visitano le chiese, si fermano
davanti alla tomba di Francesco, si mettono a camminare per i suoi boschi o per
le sue viuzze, cercando chissà che cosa. Si sente che è un posto speciale, dove non si va solo
per turismo!
Assisi è
la città della pace e un po’ci si sente così, quando si guarda
l’orizzonte. E’ possibile però trovare qualcosa di più, qualcosa che continui
a dire a questo mondo qualcosa d’importante, di duraturo?
Noi, che
ci siamo riuniti lì per il nostro incontro missionario e abbiamo sperimentato qualcosa
di nuovo.
Ti
racconto quattro motivi che ce l’hanno fatto credere.
1-
Il primo: Incontro internazionale in
tempo Covid. Il motto era: Wake up, it’s y(our)
time to bring hope! Era stato
programmato in Spagna, con giovani provenienti da Spagna, Polonia, Germania e
Italia. Un incontro sulla speranza che non aveva alcuna speranza
di essere realizzato. Non potevamo incontrarci, per tutte le
restrizioni e difficoltà che conosciamo. Il Covid ha annullato i nostri piani, come
quelli di tanti quest'estate. Tuttavia, lo Spirito Santo ci ha suggerito
qualcosa di meglio che non avremmo potuto immaginare. I giovani della
comunità hanno proposto di farlo in un altro modo: ognuno rimaneva nel suo paese.
Alcuni incontri erano nazionali e altri, di formazione, condivisione, laboratori,
dinamiche e giochi in digitale tutti insieme. La tecnologia, internet,
cellulari e computer sono diventati i mezzi migliori per condividere la fede.
La speranza di Dio ha vinto, creando qualcosa di nuovo.
2- Il
secondo è Francesco! Eravamo in 9 in Italia, 5 ragazze e 4
missionarie. Francesco
è stato il nostro fratello maggiore nella la preghiera e in
missione. Essendo ad Assisi, la sua storia ci ha accompagnato. Abbiamo pregando
nell'oratorio, della sua antica bottega di stoffe, passeggiando sul Subasio,
in mezzo alla natura,
nella piazza dove questo santo ha lasciato tutto ciò che suo padre gli aveva
dato, per seguire Gesù. Siamo stati davanti al suo Cristo per cercare anche
noi di
ascoltarlo un po’.
Ci siamo resi conto che la vita di una persona che dice sì a Dio diventa
come un altoparlante di
speranza che nessuno può più far tacere. Per questo tanta gente
la trovi vicino alla sua tomba, perché la sua vita continua ad essere un faro
che guida nella notte. Anche a noi pure ha guidato in questi giorni.
3- Il
terzo: la missione. Un pomeriggio in centro, in piazza del comune, abbiamo
organizzato un momento di preghiera ed evangelizzazione.
Le persone erano sedute nei caffè, leggendo le loro
guide, compravano souvenir, ma quando qualcuno di noi iniziava
a parlare, si fermasse ad ascoltare. Siamo rimasti colpiti nel vedere
come questi
turisti che sembravano un po’ distratti con piacere stavano ad
ascoltarci. Nella
chiesa che dà sulla piazza era esposta l'Eucaristia. Tra canti e
preghiere le persone potevano lasciare su un foglietto e una
candelina,
i propri dolori o desideri. All’uscita la gente ringraziava
per questo
momento. Aver potuto trasmettere a questi fratelli che il
Dio della speranza è con noi, che continua a sostenere le nostre vite e
che guarisce tutte le ferite e le malattie, è la gioia più grande.
4- Per
finire, il quarto è la gioia con cui tornavamo a casa. Nessuno poteva immaginare questo frutto, ma è
come dice san Paolo: "La speranza non viene meno, perché l'amore di Dio è
stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5,5). Abbiamo imparato ad andare da
Lui per ricaricare le nostre vite e per sentire che non è mai lontano. Ora
speriamo di condividere e trasmettere questo a ogni fratello che incontriamo
come adesso con te.
Grazie Signore!
Commenti
Posta un commento