Un'altra testimonianza del Cammino, per continuare a camminare, ogni giorno

 Ho spesso pensato al Cammino di Santiago, mi sembrava qualcosa che non potesse rientrare nelle mie corde. Ho sempre visto il numero di km come una soglia troppo difficile. Quest’anno però ho trovato per caso il volantino del Cammino di Santiago in biblioteca e spinta dalla curiosità ho chiamato, ma dentro me non ero sicura di andarci. Parlando con Ursula, mi ha spiegato il loro progetto da missionari, e, spiegando a lei la mia situazione, è stata subito disponibile a venirmi incontro. Io non potevo permettermi questo tipo di viaggio, eppure loro han fatto di tutto pur di farmelo fare e credo sia il regalo più grande che io abbia avuto quest’anno. Non solo in termini materiali o monetari, anzi, ma proprio a livello spirituale.

Sono partita conoscendo pochissime persone eppure ero estasiata. Dire che è stato incredibile è poco.

Già dal giorno della partenza da Milano mi sentivo bene con le persone con cui ero ma dentro me pensavo: “Chissà se andremo d’accordo e che persone sono”. Questo è stato un viaggio, totalmente, sia esterno che interno.

Durante il cammino ci son stati molti momenti in cui ho parlato di fede. È stato bello vedere e sentire opinioni e credenze differenti o simili alla mia. Ho una percezione molto particolare della fede, ho sempre creduto in Dio e in Gesù ma ci sono, ancora oggi, tanti dogmi della Chiesa che non mi piacciono e tante idee contrastanti al mio modo d’essere. Credo però nell’amore, nella condivisione, nella fratellanza, anche se a volte mi ci perdo. Eppure, dare significa non pretendere nulla in cambio, Gesù è stato disposto a dare la vita per noi. 

Questa vita intensa nel cammino l’ho percepita, sia in compagnia degli altri sia in solitudine. Non mi sono sentita a disagio n’è con gli altri, n’è con me stessa, percepivo pace e armonia intorno, cose che a casa faccio fatica a sentire. Nella nostra società siamo influenzati dagli altri, dagli atteggiamenti esterni, dal volere tutto subito, dal non voler stare da soli. Eppure, stare soli va bene, dedicare del tempo a sé stessi, ma anche dedicare tempo agli altri, tempo di qualità. In questo cammino il mio tempo con gli altri non è mai stato vano, sia nelle risate che nelle lacrime c’è stata molta condivisione. Esplorando il terreno insieme si è condiviso qualcosa di magico. Nel cammino ci si ritrova in tutto quello che è la natura e la terra e lì ci si sente finalmente a casa. È stato bello mangiare a terra, sul terrazzo, al ristorante o al parco, sapete cosa? Non cambiava nulla sui nostri volti, continuavamo a sorridere, a gioire e a ridere, stavamo così bene insieme che il luogo non aveva alcuna importanza. Quando trovo persone semplici, che stanno bene con quello che hanno anche la mia anima riesce a risplendere.

 Una cosa importante che è stata detta: non pensate al passato (anche se vi ha formato), non pensate al futuro (anche se vi plasmerà), ma pensate al presente (che è quello che scegliete di essere ogni giorno). La cosa essenziale sarebbe prendere il flusso della vita così come viene, non pretendere dagli altri, non aspettarsi nulla e così riusciamo a ricevere, lasciando un po’ di vuoto dentro noi e dando un po’ di quella parte piena che abbiamo dentro. In cammino c’era un’Unione, un insieme di più anime, distinte, differenti eppure che percorrevano la medesima strada, la medesima meta e ognuno di noi ha dato qualcosa, è formidabile non credete? Questo per me è l’amore di Dio, che risiede in noi, in tutti noi, un bene grande in grado di connettere tutto ciò che ci circonda in questa vita circolare che genera e rigenera energia.

 Auguro a chiunque di fare un cammino personale, di perdersi e poi ritrovarsi, di salire e poi scendere, di ridere a crepapelle e poi di piangere.

 

Ad maiora semper,

Laura

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